Chiacchiera
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12 Settembre - 3.043 visualizzazioni
E' già giovedì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno

Aggrappati alla liana .

Viareggio, lo scippo di una borsa. La reazione della derubata: addosso al ladro, un algerino, con l'auto. Retromarcia: ancora contro il ladro. E il ladro muore. La derubata scende, prende la borsa, risale in macchina e va via. Fine della storia.
Il seguito lo scriverà la Giustizia.
A me interessa la reazione sul web. Da brividi anche se non mi ha sorpreso.
Il commento meno violento: “Ha fatto bene”. Ma un'infinità di “Doveva morire” e “Dobbiamo farci giustizia da soli”. Vanno a sommarsi ai già sentiti “Gettiamo la chiave” e anche “Castrazione!”.
La vita umana soffocata dalla rabbia. Una rabbia che posso in parte condividere visto il clima di insicurezza generalizzato. Ma che non accetto quando sfocia nell'impulso del “Giustizia fai da te”. Nessun frammento di pietà davanti a un corpo senza vita.
Il mio è stato immediato.
Il web, scatenato alla ricerca dell'apparire e immerso nel virtuale, sta perdendo il rapporto con la realtà. Scavalca lo stato di diritto e va ad aggrapparsi alla prima liana che lo porta nella giungla. E ne sposa la legge. E c'è chi applaude, fuori della giungla.
Leggo sul “ Corriere della Sera” un bellissimo articolo di Roberto De Ponti sulla vicenda di Viareggio. Nella conclusione scrive: “Un ultimo appunto, giusto per capire il valore della vita umana: se nel video, al posto di un clandestino, ci fosse stato un cane, sui social la donna sarebbe stata linciata senza se e senza ma. Riflettiamoci”.
Perfettamente d'accordo con il collega De Ponti.
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Fonte dell'immagine: Famiglia cristiana.
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Vaccata