Chiacchiera
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23 Giugno - 5.395 visualizzazioni
E' già domenica.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno

Lo stupore del giorno dopo.

Un indiano di 31 anni esce di casa e non torna a casa.
E il giorno dopo l'Italia si sveglia sorpresa di quello che avviene nei campi. Un infinito stupore.
E, sempre il giorno dopo, arrivano assicurazioni di interventi per bloccare “quella indegna realtà di un Paese civile”. Con l'immancabile precisazione che è tutta colpa di chi c'era prima che non ha fatto nulla.
Eppure tutti sapevano.
Si conoscono perfettamente i numeri: in agricoltura uno su 4 non è in regola, 234 mila operai sono sfruttati, cioè pagati 3 euro l'ora (quanto sono lontani i 9 euro l'ora che giacciono nelle proposte in Parlamento seguite sempre da un no) e con orario da schiavi, 8- 9 ore, anche 14. E di questi, ben 100 mila sono in ombra: in nero e senza permesso di soggiorno.
Eppure si sa da tempo che questa gente - almeno il 70 per cento - è subito preda dei caporali appena scende dal barcone. E è anche noto che non solo questi operai devono lavorare in nero, sottopagati, ore e ore con il Sole cocente ma devono dare una parte della paga giornaliera al caporale.
Ed è anche a conoscenza di tutti la realtà delle donne in condizioni disumane: paghe più basse e spesso c'è lo sfruttamento sessuale.
Eppure l'Italia legge il giornale, vede la tv e si meraviglia. E scopre che bisogna fare qualcosa.
Il giorno dopo.
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Mi sono documentato leggendo articoli su vari quotidiani, in particolare quello di Valentina Conte su “La Repubblica”, un'inchiesta che è una pagina di giornalismo.
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Vaccata