Chiacchiera
20 Aprile 2023 - 8.564 visualizzazioni
STARSHIP.
Un giorno viaggeremo tra i pianeti del Sistema Solare come oggi viaggiamo tra Roma e New York. Un giorno potremo arrivare alla stella più vicina, Proxima Centauri a 4,2 a.l. da noi, in poche settimane. Un giorno saremo capaci di fare viaggi itergalattici così come lo abbiamo sempre sognato nella fantascienza.
Oggi è il giorno che darà inizio a questa nuova era di viaggi spaziali da quando abbiamo lasciato la Luna cinquanta anni or sono. Oggi Starship farà un breve giro di prova. Come diceva Lao Tzu: "ogni grande viaggio, inizia da un passo."
Buon viaggio Starship!
Miky.
Un giorno viaggeremo tra i pianeti del Sistema Solare come oggi viaggiamo tra Roma e New York. Un giorno potremo arrivare alla stella più vicina, Proxima Centauri a 4,2 a.l. da noi, in poche settimane. Un giorno saremo capaci di fare viaggi itergalattici così come lo abbiamo sempre sognato nella fantascienza.
Oggi è il giorno che darà inizio a questa nuova era di viaggi spaziali da quando abbiamo lasciato la Luna cinquanta anni or sono. Oggi Starship farà un breve giro di prova. Come diceva Lao Tzu: "ogni grande viaggio, inizia da un passo."
Buon viaggio Starship!
Miky.
Per prima cosa c'è da affrontare (per quanto riguarda i viaggi nel cosmo) che l'organismo umano PERDE il 3% al mese di calcio nelle ossa. Ora noi sappiamo che per andare su Marte il viaggio durerebbe circa sei mesi. All'andata. Altri sei mesi al ritorno. Fa un anno. Un anno significa che l'organismo umano perde circa il 35, 40% del cacio nelle ossa. Torneranno (forse) sulla Terra, ma saranno dei polpi!🤣🤣🤣🤣🤣
"Dopo ben due anni dal suo viaggio in orbita della durata di un anno, i parametri vitali (come cellule, parametri fisiologici e dna) dell'astronauta Scott Kelly, il fratello gemello di Mark Kelly (che invece era rimasto sulla Terra), sono finalmente tornati nella norma. A dimostrarlo sono le analisi dei dati raccolti nell'esperimento Twins Study della Nasa, nel quale per un anno, fra il 2015 e il 2016, tutti i parametri vitali e il materiale genetico di Scott sono stati confrontati con quelli del suo gemello.
Per chi non ricordasse l'esperimento, precisiamo che i due gemelli Mark e Scott Kelly geneticamente identici, di 51 anni ed entrambi astronauti della Nasa erano stati scelti per essere i protagonisti di un'insolita missione spaziale (Twins Study) che aveva lo scopo di capire fondamentalmente gli effetti di lunga permanenza nello Spazio sull'organismo umano e fornire così informazioni preziose per organizzare un futuro viaggio su Marte. Scott, infatti, a marzo del 2015 era partito alla volta della Stazione spaziale internazionale per una missione lunga 340 giorni, mentre Mark era rimasto a Terra per fare da controllo e poter confrontare come e se l'ambiente spaziale potesse modificare l'espressione genica, il sistema immunitario, il flusso di sangue nel cervello, il microbioma e la lunghezza dei telomeri, ovvero le estremità dei cromosomi che indicano l'invecchiamento delle cellule.
Un anno fa, inoltre, erano stati divulgati i dati preliminari dello studio, i quali avevano dimostrato che dopo un anno trascorso sulla Iss il dna di Scott aveva subito dei cambiamenti del materiale genetico e che quindi i due gemelli non erano più identici. Infatti, vi avevamo raccontato che i primi risultati avevano messo in luce alcune differenze tra cui cambiamenti nell'espressione genica, nella metilazione del dna, un meccanismo biochimico usato dall'organismo per combattere lo stress ambientale, e altro marcatori biologici. Per esempio, come avevano riferito gli scienziati, la lunghezza dei telomeri di Scott era aumentata più di quella del gemello mentre si trovava nello Spazio (fino a due giorni dopo il rientro), facendo ipotizzare che questo allungamento potesse essere un meccanismo di difesa delle cellule attivato in risposta a uno stress acuto.
Oggi, però, Scott sembra essere tornato quasi identico al suo gemello. Lo studio, presentato durante il convegno Human Research Program della Nasa organizzato in Texas, a Galveston, ha dimostrato in generale che i voli spaziali sono associati a stress da privazione di ossigeno, aumento delle infiammazioni e drastici cambiamenti nei livelli dei nutrienti, che influenzano l'espressione genica. Le nuove analisi, infatti, indicano che il 93% dei geni di Scott è tornato alla normalità. Ma il restante 7% indicherebbe possibili cambiamenti a lungo termine dei geni (soprannominati dagli scienziati della Nasa come “geni spaziali” e che indicherebbero uno stress cellulare significativo) collegati al sistema immunitario, riparazione del dna, formazione delle ossa, livelli di ossigeno nell'organismo (ipossia) e di anidride carbonica nel sangue (ipercapnia). Infine, dallo studio è emerso che le prestazioni cognitive di Scott nello Spazio erano molto simili a quelle del fratello, ma è stata notata una diminuzione più marcata delle velocità e della precisione dopo il suo rientro, probabilmente a causa del ri-adeguamento alla gravità terrestre."
Ancora non ci siamo!