Chiacchiera
27 Gennaio 2023 - 3.379 visualizzazioni
IL “PREMIO ANNUALE” AL MARTIRE PASSARELLA
Franco Passarella era un liceale bresciano di 18 anni, figlio di insegnanti, che a dispetto del cognome sembrava un tedesco: alto, biondo, occhi chiari. Cattolico fervente, frequentava l'oratorio e anche un gruppo di amici animati dalla volontà di partecipare alla lotta di liberazione, con piccole azioni di sabotaggio, con la distribuzione di volantini e poco altro. Nel giugno del '44, infervorato dalla sua stessa disponibilità all'azione, pieno d'entusiasmo decise di unirsi ai partigiani e salì in montagna aggregandosi a un gruppo di giovani come lui che presto furono costretti a disperdersi per i frequenti rastrellamenti cui era sottoposta tutta la bassa Val Camonica.
Rimasto solo, passò notti terribili al freddo, alla fame con gli abiti strappati dai rovi e umidi, fin quando si decise a chiedere aiuto e a bussare a diverse porte, nessuna delle quali però si aprì: dalle finestre rispondeva gente terrorizzata e un po' vergognosa di non poter far nulla. La paura per i fascisti era tanta, ma non più di quella per i partigiani.
Per chilometri risalì la montagna, fino alla borgata di Vissone, a Pian Camuno, ove si rivolse al parroco che lo respinse credendolo una spia. Girovagò allucinato finché non fu fermato da un gruppo di partigiani delle Fiamme Verdi, che quel prete aveva allertato.
Accusato di essere spia, come aveva riferito loro il prete, per via della somiglianza alla razza teutonica, quei partigiani non vollero ricredersi neppure di fronte al suo perfetto italiano.
Fu ferocemente percosso, convinti gli aguzzini che avrebbe ceduto e confessato. Ben tre giorni durò il calvario che si sarebbe concluso con lo squartamento della vittima legata tra due alberi. Era il 25 giugno '44.
Nel dicembre del '46 in quei boschi se ne recuperarono le spoglie.
Secondo le prime voci emerse nel caos della Liberazione, lo studente sarebbe stato catturato e ucciso dai tedeschi o dai fascisti. Questa versione, sostenuta dalla federazione comunista di Brescia, era più che mai confacente e non dispiacque all'Anpi che alla sua memoria sulla facciata del palazzo INCIS ove abitava, in via Eustachio ,a Brescia fece murare una lapide dalla più squallida mistificazione. Nel 1964, poi, Pertini istituì un premio annuale al nome del «Martire Passarella».
Nessuno invocò la verità o si stupì che i tedeschi o i fascisti avessero usato il sistema dello squartamento.
Le formazioni cattoliche delle Fiamme Verdi venivano facilmente contaminate dalle brigate garibaldine e specialmente in Val Camonica furono responsabili di atrocità non dissimili da quelle perpetrate dai partigiani comunisti.
Franco Passarella era un liceale bresciano di 18 anni, figlio di insegnanti, che a dispetto del cognome sembrava un tedesco: alto, biondo, occhi chiari. Cattolico fervente, frequentava l'oratorio e anche un gruppo di amici animati dalla volontà di partecipare alla lotta di liberazione, con piccole azioni di sabotaggio, con la distribuzione di volantini e poco altro. Nel giugno del '44, infervorato dalla sua stessa disponibilità all'azione, pieno d'entusiasmo decise di unirsi ai partigiani e salì in montagna aggregandosi a un gruppo di giovani come lui che presto furono costretti a disperdersi per i frequenti rastrellamenti cui era sottoposta tutta la bassa Val Camonica.
Rimasto solo, passò notti terribili al freddo, alla fame con gli abiti strappati dai rovi e umidi, fin quando si decise a chiedere aiuto e a bussare a diverse porte, nessuna delle quali però si aprì: dalle finestre rispondeva gente terrorizzata e un po' vergognosa di non poter far nulla. La paura per i fascisti era tanta, ma non più di quella per i partigiani.
Per chilometri risalì la montagna, fino alla borgata di Vissone, a Pian Camuno, ove si rivolse al parroco che lo respinse credendolo una spia. Girovagò allucinato finché non fu fermato da un gruppo di partigiani delle Fiamme Verdi, che quel prete aveva allertato.
Accusato di essere spia, come aveva riferito loro il prete, per via della somiglianza alla razza teutonica, quei partigiani non vollero ricredersi neppure di fronte al suo perfetto italiano.
Fu ferocemente percosso, convinti gli aguzzini che avrebbe ceduto e confessato. Ben tre giorni durò il calvario che si sarebbe concluso con lo squartamento della vittima legata tra due alberi. Era il 25 giugno '44.
Nel dicembre del '46 in quei boschi se ne recuperarono le spoglie.
Secondo le prime voci emerse nel caos della Liberazione, lo studente sarebbe stato catturato e ucciso dai tedeschi o dai fascisti. Questa versione, sostenuta dalla federazione comunista di Brescia, era più che mai confacente e non dispiacque all'Anpi che alla sua memoria sulla facciata del palazzo INCIS ove abitava, in via Eustachio ,a Brescia fece murare una lapide dalla più squallida mistificazione. Nel 1964, poi, Pertini istituì un premio annuale al nome del «Martire Passarella».
Nessuno invocò la verità o si stupì che i tedeschi o i fascisti avessero usato il sistema dello squartamento.
Le formazioni cattoliche delle Fiamme Verdi venivano facilmente contaminate dalle brigate garibaldine e specialmente in Val Camonica furono responsabili di atrocità non dissimili da quelle perpetrate dai partigiani comunisti.
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Bronsequerte: Bella storia
1
27 Gennaio 2023 alle ore 12:20 · Ti stimo · Rispondi
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BIONDINA: Ciao 🖐️
27 Gennaio 2023 alle ore 14:18 · Ti stimo · Rispondi