Chiacchiera
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Chetiendetroyeslivello 12
21 Giugno 2022 - 4.500 visualizzazioni
Chi ha studiato al classico sa qualcosa che agli altri non è dato sapere: l'unico libro che meriterebbe di bruciare in un nuovo Fahrenheit 451 – se non direttamente all'inferno – è il Rocci. Vocabolario Greco-Italiano, lorenzo rocci scritto minuscolo, società editrice Dante Alighieri, copertina blu. Peso 2 chilogrammi circa, pagine di carta sottile da grande manuale, quella che al primo gesto di rabbia o impazienza si strappa. Se hai fatto il ginnasio e come altra sciagura di gioventù avevi quel tipo di genitori favorevoli alle difficoltà perché temprano il carattere, a quattordici anni ti avevano comprato proprio lui. La famiglia liberale e progressista per i figli invece sceglieva La Magna-Annaratone, il dizionarietto a prova di somaro. Come l'orologio di Topolino: lì c'era il greco stampato a lettere grandi e chiare, un italiano facilissimo, pesava un terzo dell'altro. Nessun senso di frustrazione all'apertura.

Il Rocci invece era la Sparta dei vocabolari: sfogliavi e odorava di avversità. Davvero un vocabolario sarebbe riuscito a rovinarti l'esistenza dal primo all'ultimo giorno di scuola superiore? Certo. Per tre motivi.

1) Perché sembrava uscito da una pressa medievale. La scrittura greca era un corsivo minuscolo e diabolico del 1940. Con l'italiano non andava meglio: toni
da epopea e prosa barocco-fascista. Se avevi il Rocci traducevi la versione due volte.

2) Perché era inutile sperare in una frase difficile già tradotta. Nessun aiuto, farcela o no dipendeva da te. Il mondo ti imponeva la sua prima legge: hai più possibilità di cavartela da solo che ad aspettare soccorsi. E imparasti che alle soluzioni si arriva in un solo modo: inventandosele per disperazione.

3) Perché ogni tanto trovavi la citazione che ti serviva e gridavi al miracolo. La prova più spietata a cui ti sottoponeva il Rocci era il compito in classe, quando cercavi per lunghi paragrafi e a un certo punto incrociavi proprio la frase che ti stava facendo impazzire, tutta intera. All'inizio sembrava l'arcobaleno, poco dopo scoprivi che era solo riportata in greco ma non tradotta. Era la vita che si esibiva nella sua specialità: la beffa.

Il momento migliore con il tuo vocabolario veniva a giugno. Sorridevi al dorso blu sbrindellato dalle mille volte che ci avevi passato le mani e senza essere minimamente fiero dell'ultimo anno di studi pensavi soltanto “non ti rivedrò per tre mesi”. Sentivi che era una felicità strana, un sollievo colpevole. In anticipo di vent'anni Lorenzo Rocci ti stava dando l'anteprima del tuo futuro in ufficio, stavi imparando com'è odiarsi tra adulti.

Ester Viola via Facebook
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Il Rocci invece era la Sparta dei vocabolari