Chiacchiera
2 Gennaio 2022 - 7.680 visualizzazioni
LAMBORGHINI MIURA P400 S “MILLECHIODI” (1971).
Unica, per più di un motivo.
Eccone tre: è una special costruita su una Miura P400 S incidentata. L'hanno guidata Valentino Balboni, il pilota Franco Galli e François Cévert. Sul sedile del passeggero, anche Brigitte Bardot.
L'hanno chiamata così, “Millechiodi”, perché una Miura con così tanti rivetti piantati nella carrozzeria non s'era mai vista. Per forza: è stata costruita nel 1971 su una P400 S incidentata. È anche un esemplare unico, parente stretto della Jota, la versione da competizione della Miura sviluppata da Bob Wallace nel 1970, gomito a gomito con il reparto esperienze di Sant'Agata. La "Millechiodi" ha avuto molteplici cambi di targa. Fra i proprietari a libretto anche Franco Galli, il pilota brianzolo di vetture Sport. Per tutti “il Galletto”, era una presenza fissa a Monza. Nonché molto amico di François Cévert, ai tempi suo collega di categoria. Spiantato come tanti, finché sarebbe approdato in Formula 1. Un giorno, terminate le prove di una gara nell'Autodromo Nazionale, Cévert gli chiese di accompagnarlo all'aeroporto di Linate per andare a prendere la sua ragazza. Ci andarono sulla "Millechiodi", che aveva due posti secchi. Guidava il pilota francese. Per fare bella figura, si capisce. “L'aereo è in ritardo, vale la pena aspettarla?”. Cévert sorrise, senza dirgli nulla. Quando Galli vide Brigitte Bardot venire loro incontro, non poteva credere ai suoi occhi. Lei indossava una minigonna bianca e aveva “due occhi indimenticabili”. Il viaggio di ritorno, BB lo fece in braccio a Galli, che non avrebbe mai più dimenticato quel pomeriggio.
Le mille peripezie di una Miura unica.
La Millechiodi fu allestita nel 1969 come una normale (si fa per dire: è un Miura … ) P400 S con numero di telaio 4302, carrozzeria color Blu Notte. La scocca completa dei classici interni color senape fu consegnata dalla Bertone a Sant'Agata Bolognese per essere completata il 24 ottobre. Avanti e indietro, tornò subito a Torino, il 18 novembre quando fu consegnata alla concessionaria ufficiale Lamborauto. Prezzo: 6.775.000 lire, targa TO B91445. Due anni di sfoggio e di bella vita da fuoriserie, a far girare la testa ai passanti e agli altri automobilisti confinati nelle utilitarie, finché un brutto incidente la consegnò all'incubo. Un rottame: che farne?
Una seconda vita.
A “salvare” la P400 S fu Gianni Sotgiu, allora direttore della concessionaria BMW di Milano. Con l'amico Walter Ronchi, era alla ricerca di una Miura Jota, ma con caratteristiche più adatte a una guida normale, su strade normali. E la SVJ ancora non esisteva. Ma ecco l'occasione: 500.000 lire per trasformare una Miura a pezzi in una special. Era ridotta male, ma pur sempre la base perfetta per il loro progetto. Sugli schizzi basati sulle linee della Jota e della Porsche 917, dopo cinque mesi di lavoro in una carrozzeria modenese la Miura risorse con una nuova carrozzeria in verde petrolio, brancardi e cerchi color oro e… mille chiodi, cioè con i cofani ricuciti con un gran numero di rivetti. Il conto finale fu salatissimo, quattro milioni e mezzo di lire, ma finalmente era nata la Miura che non c'era.
Il restauro integrale.
Dopo una lunga serie di proprietari e numerosi cambi di targa, la "Millechiodi" è stata riportata alla luce dalla Kidston, che l'ha venduta all'imprenditore tessile Federico Buratti. Prima è stata sottoposta a un restauro integrale, al quale ha contribuito Valentino Balboni nelle vesti di consulente. Quando è stato il momento di testarla per Ruoteclassiche, la "Millechiodi" non poteva che guidarla il più famoso dei piloti collaudatori del Toro, insieme a Bob Wallace. “Certo che me la ricordo, con questa carrozzeria modificata non potevi non notarla”, ha commentato nel rivedere una vecchia conoscenza. La fuoriserie era funzionante, ma è stato necessario smontarla compleamente per rivedere i difetti tipici delle Miura… di mezza età: le strutture del sottotelaio, i cofani, gli attacchi delle sospensioni. Terminato il ripristino, Balboni ha effettuato personalmente il rodaggio, con la delicatezza e la perizia del collaudatore Lamborghini consumato. Grande attenzione e accelerazioni progressive nei primi 250 chilometri, poi giù il pedale e “via a tutta birra, sempre tenendo conto che si tratta di una Miura”. Tradotto in cifre: nella versione S, il 12 cilindri posteriore trasversale della Miura fa correre 370 cv a 7.500 giri, con velocità di punta a 300 km/h. Ecco.
Perché è candidata.
Gli interni neri della "Millechiodi" sono quelli – praticamente di serie – della Miura S. Sportivi ed eleganti, con i numerosi quadranti e il volante a tre razze alleggerite, con il Toro che scalpita al centro. La Lambo rivettata si distingue per il frontale, con lo spoiler più moderno che si protende vistosamente dalla parte anteriore del cofano. I proiettori non ostentano più le famose ciglia nere inventate da Marcello Gandini. Ora sono incassati e protetti da cupole in Perspex come una vera macchina da corsa. Di recente, la fuoriserie delle fuoriserie è stata certificata dal Polo Storico Lamborghini. Anche se non è di serie: una Miura così, non si era mai vista e non si vedrà mai più. Ecco perché la "Millechiodi" si candida di diritto nella categoria auto del Best In Classic di Ruoteclassiche.
(Da Ruoteclassiche, di Paolo Sormani, https://ruoteclassiche.quattroruote.it/best-in-classic/lamborghini-miura-p400-s-millechiodi-1971/ )
Unica, per più di un motivo.
Eccone tre: è una special costruita su una Miura P400 S incidentata. L'hanno guidata Valentino Balboni, il pilota Franco Galli e François Cévert. Sul sedile del passeggero, anche Brigitte Bardot.
L'hanno chiamata così, “Millechiodi”, perché una Miura con così tanti rivetti piantati nella carrozzeria non s'era mai vista. Per forza: è stata costruita nel 1971 su una P400 S incidentata. È anche un esemplare unico, parente stretto della Jota, la versione da competizione della Miura sviluppata da Bob Wallace nel 1970, gomito a gomito con il reparto esperienze di Sant'Agata. La "Millechiodi" ha avuto molteplici cambi di targa. Fra i proprietari a libretto anche Franco Galli, il pilota brianzolo di vetture Sport. Per tutti “il Galletto”, era una presenza fissa a Monza. Nonché molto amico di François Cévert, ai tempi suo collega di categoria. Spiantato come tanti, finché sarebbe approdato in Formula 1. Un giorno, terminate le prove di una gara nell'Autodromo Nazionale, Cévert gli chiese di accompagnarlo all'aeroporto di Linate per andare a prendere la sua ragazza. Ci andarono sulla "Millechiodi", che aveva due posti secchi. Guidava il pilota francese. Per fare bella figura, si capisce. “L'aereo è in ritardo, vale la pena aspettarla?”. Cévert sorrise, senza dirgli nulla. Quando Galli vide Brigitte Bardot venire loro incontro, non poteva credere ai suoi occhi. Lei indossava una minigonna bianca e aveva “due occhi indimenticabili”. Il viaggio di ritorno, BB lo fece in braccio a Galli, che non avrebbe mai più dimenticato quel pomeriggio.
Le mille peripezie di una Miura unica.
La Millechiodi fu allestita nel 1969 come una normale (si fa per dire: è un Miura … ) P400 S con numero di telaio 4302, carrozzeria color Blu Notte. La scocca completa dei classici interni color senape fu consegnata dalla Bertone a Sant'Agata Bolognese per essere completata il 24 ottobre. Avanti e indietro, tornò subito a Torino, il 18 novembre quando fu consegnata alla concessionaria ufficiale Lamborauto. Prezzo: 6.775.000 lire, targa TO B91445. Due anni di sfoggio e di bella vita da fuoriserie, a far girare la testa ai passanti e agli altri automobilisti confinati nelle utilitarie, finché un brutto incidente la consegnò all'incubo. Un rottame: che farne?
Una seconda vita.
A “salvare” la P400 S fu Gianni Sotgiu, allora direttore della concessionaria BMW di Milano. Con l'amico Walter Ronchi, era alla ricerca di una Miura Jota, ma con caratteristiche più adatte a una guida normale, su strade normali. E la SVJ ancora non esisteva. Ma ecco l'occasione: 500.000 lire per trasformare una Miura a pezzi in una special. Era ridotta male, ma pur sempre la base perfetta per il loro progetto. Sugli schizzi basati sulle linee della Jota e della Porsche 917, dopo cinque mesi di lavoro in una carrozzeria modenese la Miura risorse con una nuova carrozzeria in verde petrolio, brancardi e cerchi color oro e… mille chiodi, cioè con i cofani ricuciti con un gran numero di rivetti. Il conto finale fu salatissimo, quattro milioni e mezzo di lire, ma finalmente era nata la Miura che non c'era.
Il restauro integrale.
Dopo una lunga serie di proprietari e numerosi cambi di targa, la "Millechiodi" è stata riportata alla luce dalla Kidston, che l'ha venduta all'imprenditore tessile Federico Buratti. Prima è stata sottoposta a un restauro integrale, al quale ha contribuito Valentino Balboni nelle vesti di consulente. Quando è stato il momento di testarla per Ruoteclassiche, la "Millechiodi" non poteva che guidarla il più famoso dei piloti collaudatori del Toro, insieme a Bob Wallace. “Certo che me la ricordo, con questa carrozzeria modificata non potevi non notarla”, ha commentato nel rivedere una vecchia conoscenza. La fuoriserie era funzionante, ma è stato necessario smontarla compleamente per rivedere i difetti tipici delle Miura… di mezza età: le strutture del sottotelaio, i cofani, gli attacchi delle sospensioni. Terminato il ripristino, Balboni ha effettuato personalmente il rodaggio, con la delicatezza e la perizia del collaudatore Lamborghini consumato. Grande attenzione e accelerazioni progressive nei primi 250 chilometri, poi giù il pedale e “via a tutta birra, sempre tenendo conto che si tratta di una Miura”. Tradotto in cifre: nella versione S, il 12 cilindri posteriore trasversale della Miura fa correre 370 cv a 7.500 giri, con velocità di punta a 300 km/h. Ecco.
Perché è candidata.
Gli interni neri della "Millechiodi" sono quelli – praticamente di serie – della Miura S. Sportivi ed eleganti, con i numerosi quadranti e il volante a tre razze alleggerite, con il Toro che scalpita al centro. La Lambo rivettata si distingue per il frontale, con lo spoiler più moderno che si protende vistosamente dalla parte anteriore del cofano. I proiettori non ostentano più le famose ciglia nere inventate da Marcello Gandini. Ora sono incassati e protetti da cupole in Perspex come una vera macchina da corsa. Di recente, la fuoriserie delle fuoriserie è stata certificata dal Polo Storico Lamborghini. Anche se non è di serie: una Miura così, non si era mai vista e non si vedrà mai più. Ecco perché la "Millechiodi" si candida di diritto nella categoria auto del Best In Classic di Ruoteclassiche.
(Da Ruoteclassiche, di Paolo Sormani, https://ruoteclassiche.quattroruote.it/best-in-classic/lamborghini-miura-p400-s-millechiodi-1971/ )
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E cazzo, che macchina...