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6 Dicembre 2021 - 5.737 visualizzazioni
RE ARTU': DAL SUO NOME ALLA SUA REALE ESISTENZA.

La leggenda di re Artù ha sempre suscitato un grande fascino nell'immaginario di generazioni di persone. Il valoroso e impavido, nonché giusto re britannico, è sempre stato al centro del dibattito se fosse un'invenzione oppure un uomo realmente esistito. Diverse sono state le ricerche fatte per poterne appurare l'effettiva esistenza. Una di queste, per altro molto originale, si è basata sul suo nome: Artù.

Una delle ipotesi fatte è che re Artù non fosse altro che un condottiero dell'Impero Romano il cui nome derivi del "nomen gentile" (di gens romana) "Artorius", anche se contestata, probabilmente di origine oscura (forse messapica [i messapi erano una tribù italica dei territori meridionali esistita fino al "60 a.C.] o etrusca). Alcuni studiosi però fanno notare che nei primi testi latini arturiani. riguardanti re Artù, non compare mai questo nome laddove si ritrovano nomi come Arthur e Arturus. Tuttavia, in latino classico, Artorius si trasformò in Arturius in alcuni dialetti volgari latini. Artorius, dunque, pur non essendo la soluzione della ricerca fatta sul nome di re Artù, potrebbe essere mutato bel presto Art(h)ur nella lingua gallese.

Un'ipotesi suggestiva, invece, che avvicinerebbe la leggenda alla realtà, è quella che
Artù, il nome, derivi da un patronimico (Nome o cognome derivato dal nome del padre per mezzo di un suffisso) britannico * Arto-rig-IO (la cui radice, * Arto-rig-"Re orso" si trova nel vecchio nome personale irlandese Art-ri) tramite la forma latinizzata Artorius.

Meno probabile è la derivazione comunemente proposta dal gallese arth "orso" + (g) wr "uomo" (in precedenza * Arto-uiros in britannico): ci sono delle difficoltà fonologiche con questa teoria in particolare che un nome composto britannico Arto-uiros dovrebbe dare un vecchio gallese * 'Artgur' e un medio o moderno gallese * Arthwr e non Arthur (nella poesia gallese il nome è sempre scritto Arthur ed è esclusivamente in rima con parole che terminano in-ur, mai con le parole che terminano in-wr - il che conferma che il secondo elemento non può essere [g] wr "uomo" ).

Una teoria alternativa, che ha guadagnato solo un'accettazione limitata tra gli studiosi professionisti, fa derivare il nome da Arthur Arcturus, la stella più luminosa della costellazione di Boote (costellazione del Bifolco), vicino all'Orsa Maggiore o Grande Orso. Il latino classico Arcturus sarebbe anche diventato Art (h) ur quando mutuata dal Galles, e la sua luminosità e posizione nel cielo ha portato le persone a considerarlo come il "guardiano dell'orso" (che è il significato del nome in greco antico) e come il "capo" delle altre stelle nella costellazione di Boote (costellazione del Bifolco). Un nome simile è "Artùr" in vecchio irlandese, che si pensa direttamente da un precedente 'Artur', nome in vecchio gallese o cumbrico.

Ma è davvero esistito re Artù. Ecco alcune possibili personalità di spicco, anche se controverse, che possono essere ben calati nella figura di questo re leggendario:

- Germano di Auxerre potrebbe essere uno dei candidati papabili, in quanto guidò le truppe romane rimaste nell'isola dopo il ritiro ufficiale delle legioni (pare accertato che non tutti i legionari romani siano stati rimpatriati nel 408 d.C., essendo assai probabile la permanenza in loco di quelli sposati a donne britanniche) nella cosiddetta "battaglia dell'Alleluia", la domenica di Pasqua del 429 d.C. Altrettanto titolato a ricoprire la carica di prototipo dell'Artù storico è il collega di Germano, Lupo di Autun che guidò, nel summenzionato scontro, i contingenti britannici alleati dei romani in una gola tra le montagne site presso la cittadina gallese di Mold. Quello che non torna è che gli avversari battuti da Germano e Lupo, non erano Sassoni, bensì Scoti e Pitti. I due generali, però, pare che abbiano guidato un secondo contingente romano-celtico, nel 447 d.C., questa volta contro Sassoni, Angli, Danesi e Iuti. Non è noto se le spedizioni di Germano siano state in qualche modo autorizzate dal morente potere imperiale romano, oppure se siano state del tutto indipendenti da esso ed autogestite.

- Sono stati tracciati anche paragoni tra le figure di Artù e di Ambrosio Aureliano, un condottiero romano rimasto in Britannia dopo l'evacuazione delle legioni nel 408 d.C. in quanto sposato a una donna britanna. Egli si pose a capo dei pochi contingenti romani rimasti e dei reparti britanni per contrastare l'avanzata dei Sassoni. Assai probabilmente fu proprio lui a comandare i reparti vittoriosi al "Mons Badonicus", il Monte Badon. Secondo Gildas, ripreso da Nennio e Beda, Ambrosio era l'eroe cantato dal bardo Taliesin, cristiano cattolico, che combatté accanitamente contro Vortigern e i mercenari Sassoni da lui ingaggiati nel 449 d.C. con il duplice scopo di ricacciare oltre il Vallo di Adriano i Pitti e gli Scoti e di riunificare la Britannia eliminando tutti i capi clan emersi dalla caotica situazione che si venne a determinare a causa della partenza delle legioni romane.

- C'è chi sostiene che la figura di Artù possa coincidere perfettamente con quella di un certo Riotamo, "re dei Britanni", molto attivo durante il regno dell'imperatore romano Antemio. Ne parla lo storico goto Giordane, al servizio di Bisanzio, intorno al 580 d.C., un quarantennio dopo lo svolgersi dell'epopea di Artù. Come riporta lo storico goto, Riotamo era re dei "Brittoni" ("Britanni", l'assonanza è quasi perfetta) e invase per ben due volte la Gallia, esattamente come tramandatoci per Artù. Inoltre, egli fu tradito da uno dei suoi più cari amici, esattamente come si può leggere nella saga di Artù, Lancillotto e Ginevra. Infine, Riotamo morì presso la città di "Avallon". Sfortunatamente, Riotamo è una figura minore di cui sappiamo ancora poco e nemmeno gli studiosi sono in grado di capire se i "bretoni" che comandava erano i britannici o gli abitanti dell'Armorica.

- Altri suggeriscono di identificarlo con Lucio Artorio Casto, un dux romano del II secolo, i cui successi militari in Britannia sarebbero stati tramandati nei secoli successivi. Ufficiale (con il rango di praefectus) della VI legione in Britannia, che potrebbe aver guidato un'unità di cavalieri sarmati (provenienti dall'Ucraina meridionale), stanziati a Ribchester, che conducevano campagne militari a nord del Vallo di Adriano. Le imprese militari di Casto in Britannia e Armorica (odierna Bretagna) potrebbero essere state ricordate per i secoli successivi e aver contribuito a formare il nucleo della tradizione arturiana, così come le tradizioni portate dagli alano-sarmati. C'è anche chi parla dell'usurpatore romano Magno Massimo. Questo militare di carriera, vissuto a cavallo tra il II e il III secolo d.C., aveva adottato per insegna un grande drago rosso, da cui il cognome di Artù, detto "Pendragon", ovvero "il figlio del drago". Le continue vittorie di Casto, in breve liberarono il Galles e l'intera Britannia centrosettentrionale dai Caledoni, finendo così mitizzato dagli indigeni. I Sarmati, poi avevano una religione di tipo animista. Essi adoravano spade dopo averle conficcate nel terreno, il che potrebbe rappresentare la fonte della leggenda de La spada nella roccia. Il problema fondamentale è che non esiste testimonianza storica scritta delle imprese di questo condottiero.

- Alternativamente, "Artù" sarebbe il soprannome attribuito a un anonimo e ignoto capo clan e sarebbe derivato dalla fusione di due vocaboli aventi il medesimo significato in due lingue diverse, il celtico "Art", che significa "Orso", e il latino "Ursus", di medesimo senso semantico. Si noti - altresì - il vocabolo greco "Arktos", che vuol dire anch'esso "Orso", in quanto i generali romani, al pari dei governatori e dei letterati, conoscevano e parlavano il greco antico. Si noti, altresì, che presso i Celti era diffusa una religione animista, dove s'adoravano spiriti animali, ragion per cui non è azzardato ritenere che Artù possa essere anche la personificazione di un "dio-orso" del pantheon celtico.

- Un'altra teoria è quella secondo cui il nome di Artù sarebbe in realtà un titolo portato da Owain Ddantgwyn, che sembrerebbe essere stato un re di Rhos. C'è poi l'ipotesi che egli sarebbe in realtà un re dell'età del bronzo, circa 2300 a.C.: estrarre una spada da una roccia sarebbe infatti una metafora della costruzione di una spada e della sua estrazione dalla forma dopo la fusione.

- Altre supposizioni si basano sul fatto che Artù fosse Artuir mac Áedán, figlio di re Áedán mac Gabráin della Dalriada, un signore della guerra scozzese che guidò gli Scoti di Dalriada contro i Pitti. Secondo questa teoria, Artù avrebbe quindi svolto le sue azioni di guerra soprattutto nella regione tra il Vallo di Adriano e quello di Antonino (area del Gododdin). Per alcuni Artù potrebbe addirittura essere stato lo stesso Áedán mac Gabráin. E c'è chi pensa[108] che Artù avrebbe comandato una coalizione di celti cristiani contro gli invasori pagani, riuscendo a tenerli lontani per un centinaio d'anni circa.

- In un articolo apparso su Focus Storia si cita la possibilità che la figura di re Artù possa essere stata ispirata dall'ultimo comandante militare di un territorio romano che sopravvisse allo smembramento dell'Impero Romano d'Occidente in regni romano-barbarici.

Ad ogni modo, si hanno svariati omonimi, o persone con nomi simili, nella sua generazione e si può pensare che siano poi stati riuniti dalle credenze popolari e tramandati come se fossero un'unica entità. Ed ecco così spuntare Arthnou, un principe di Tintagel (in Cornovaglia), che visse nel VI secolo, oppure Athrwys ap Meurig, re del Morgannwg (odierno Glamorgan) e del Gwent (due aree del Galles). Artù potrebbe quindi essere un semplice collage di tutte queste figure mitologiche o storiche.

StrongerThanTime.
(alcune parti prese da Wikipedia e dal web)

P.S.- Una curiosità: si narra che Artù fosse un uomo di grande statura (oltre che morale, anche fisica) la cui altezza era di circa 1,80 m e per gli standard del tempo era un gigante rispetto al resto delle persone.
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