Siamo sicuri di sapere a cosa pensiamo quando evochiamo il termine caos? Quello di caos è un concetto nient’affatto ignoto al linguaggio a cui facciamo ordinariamente riferimento: lo incontriamo nel discorso colloquiale, in quello politico e giornalistico, in quello estetico e artistico, nel lessico della fisica o delle scienze in generale... E in questi o in altri contesti ci riferiamo ad esso quando bisogna rendere conto, in un modo o nell’altro, di idee quali quelle di disordine, di confusione, di tumulto, di scompiglio, di irregolarità – di caos, appunto. Ne era consapevole il poeta inglese David Herbert Lawrence, spinto ad affermare icasticamente, nel suo Chaos in Poetry, che «l’uomo non può vivere nel caos. Gli animali possono. [...] E l’animale è appagato. Ma l’uomo no. L’uomo si deve avvolgere in una visione, costruire una casa di apparente forma e stabilità, fissità»[1]. Allo stesso modo una delle accezioni matematico-fisiche contemporanee del caos, soprattutto nell’ambito dello studio dei cosiddetti sistemi complessi, consiste nell’idea che la tensione di un sistema verso il caos preveda che le leggi di evoluzione di quel sistema implichino nel tempo comportamenti imprevedibili e irregolari. È però sufficiente affermare che il caos consista tout court in uno stato di disordine stocastico, di informità e di irregolarità, opposto a un ordine regolare e stabile, a un ritmo? Come spesso accade quando si tratta di concetti, solo un itinerario ci permette preliminarmente, con un gioco retorico, di fare ordine nel disordine: cominciare, cioè, dai princìpi.
melamarcia: ... se mandassi le foto di ciò che c'è nel mobile della sala da pranzo e soprattutto nel mio armadio sicuramente renderebbe moooolto meglio l'idea del vero caos
melamarcia: Scus' un po'... mo che ho finito di leggere tutta la spiegazione metafisica... mi sorge un dubbio "meletico" ma nel mio caso invece potrebbe trattarsi di un DISORDINE STOCAZZICO... perché me ne sbatto di essere ordinata?
mamoski: melamarcia per me sono i gnomi della dispensa. Di solito sono vestiti di verde e hanno le dita lunghe. Ma sono piccoli piccoli. Scusa interrompo che devo tornare in corsia che è ora delle pastigliette. Ocio che sono permalosi ehhhh
melamarcia: Thirdleg cazzate a parte... grazie a te ho scoperto l'esistenza di questa magica parola: "stocastico" credo mi rappresenti in pieno visto il suo significato e soprattutto per la forte assonanza alla forma più scurrile da me citata Ho persino scovato la mia anima gemella 🤭😍🤭
Siamo sicuri di sapere a cosa pensiamo quando evochiamo il termine caos? Quello di caos è un concetto nient’affatto ignoto al linguaggio a cui facciamo ordinariamente riferimento: lo incontriamo nel discorso colloquiale, in quello politico e giornalistico, in quello estetico e artistico, nel lessico della fisica o delle scienze in generale... E in questi o in altri contesti ci riferiamo ad esso quando bisogna rendere conto, in un modo o nell’altro, di idee quali quelle di disordine, di confusione, di tumulto, di scompiglio, di irregolarità – di caos, appunto. Ne era consapevole il poeta inglese David Herbert Lawrence, spinto ad affermare icasticamente, nel suo Chaos in Poetry, che «l’uomo non può vivere nel caos. Gli animali possono. [...] E l’animale è appagato. Ma l’uomo no. L’uomo si deve avvolgere in una visione, costruire una casa di apparente forma e stabilità, fissità»[1]. Allo stesso modo una delle accezioni matematico-fisiche contemporanee del caos, soprattutto nell’ambito dello studio dei cosiddetti sistemi complessi, consiste nell’idea che la tensione di un sistema verso il caos preveda che le leggi di evoluzione di quel sistema implichino nel tempo comportamenti imprevedibili e irregolari. È però sufficiente affermare che il caos consista tout court in uno stato di disordine stocastico, di informità e di irregolarità, opposto a un ordine regolare e stabile, a un ritmo? Come spesso accade quando si tratta di concetti, solo un itinerario ci permette preliminarmente, con un gioco retorico, di fare ordine nel disordine: cominciare, cioè, dai princìpi.
Ho persino scovato