Chiacchiera
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Chetiendetroyeslivello 12
19 Febbraio - 4.445 visualizzazioni
Mi perdonerà il Presidente Sandro Pertini se lo scomodo per vicende che lui avrebbe messo a posto in un paio di secondi.
Ma a mali estremi, estremi rimedi.

Caro Sergio Mattarella, in questi giorni mi sono ricordato di un discorso pronunciato da Sandro Pertini al Senato della Repubblica. Era esattamente il 6 marzo del 1953.
Lei aveva 12 anni, io non ero ancora nato. In quella seduta uno degli ordini del giorno riguardava la morte di Stalin.
Molto probabilmente, anzi quasi sicuramente, lei avrà letto e studiato quanto sto per riportare. Dai risultati invece, soprattutto quelli di questi ultimi giorni, sembra che lei invece queste parole non le abbia mai lette. Quindi mi prendo la presunzione di riportargliele con la preghiera che lei possa leggerle:

"Signori, voi tutti ricorderete le ore angosciose che abbiamo vissuto quando la valanga nazista si rovesciò sull'Unione Sovietica. Le armate naziste già scorgevano le torri del Cremlino e le vette del Caucaso.

Ebbene, noi sentivamo che se, per dannata ipotesi, fosse crollata l'Unione Sovietica, con l'Unione Sovietica, non dimenticatelo voi che mi ascoltate, sarebbero crollate tutte le speranze di un trionfo della libertà sulla dittatura nazi-fascista. In quel momento sentivamo che uomini di tutti i credi politici trattenevano il respiro consapevoli che la loro
sorte era legata alla sorte di Stalingrado.

E Stalingrado diventò la Valmy della Rivoluzione d'Ottobre e al mondo attonito offrì il miracolo di una strepitosa vittoria, sotto la guida di Stalin.
Allora comprendemmo che da Stalingrado aveva inizio la vittoria delle armi democratiche contro le armi della barbarie!"

Caro Mattarella, come le viene in mente di paragonare la Russia al Terzo Reich?
Come può con una semplice frase offendere un Popolo che ancora oggi porta le cicatrici di quel regime al quale li paragona?

Con quale coraggio, mi chiedo e le chiedo, sia riuscito a fare un'uscita del genere? Ecco, prendo in prestito le parole del Grande Presidente Sandro Pertini per dirle che io mi dissocio nettamente su quanto da lei affermato.
Perché credo convintamente che una società che non conosce la storia, è una società che non è libera di scrivere il proprio futuro.
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Vaccata