Chiacchiera
14 Luglio - 3.224 visualizzazioni
NESSUNO FA NULLA
Non si tratta di un oscuro capo tribale africano o di un boss della droga colombiano, assassini che compiono stragi nel folto della giungla. A massacrare ieri 90 innocenti, per la metà donne e bambini, è stato il primo ministro di un paese che viene ritenuto civile e democratico, un paese su cui sono puntate le telecamere del mondo intero.
Netanyahu ha scelto il luogo e l'ora e ha deciso con quali armi colpire, lo ha fatto freddamente a tavolino e a strage compiuta davanti a una selva di microfoni ha motivato la sua decisione con la disinvoltura di chi sta parlando non di esseri umani ma di una colonia di insetti o di topi la cui vita non vale nulla.
E la strage di ieri è solo l'ultima ripetizione di ciò che sta accadendo quasi tutti i giorni da nove mesi, un piccolo episodio del genocidio programmato di un intero popolo che ad oggi conta 40.000 morti e almeno 100.000 tra feriti e persone annientate dalle malattie e dalla carestia intenzionalmente provocata dall'assedio.
E davanti a questo olocausto al contrario ognuno dice la sua ma nessuno fa nulla.
Non fa nulla la metà degli Israeliani che approva il genocidio mentre l'altra metà se ne duole e protesta non per i Palestinesi fatti a pezzi ma perché il massacro potrebbe nuocere a quelle poche dozzine di ostaggi ancora vivi. Non fanno nulla gli Stati Uniti che continuano a fornire le armi e i denari necessari per portare a termine il genocidio. Non fanno nulla gli altri paesi occidentali compreso il nostro che neppure si sognano di passare da una morbida deplorazione a qualcosa di più concreto. Non fanno nulla gli altri paesi arabi con l'unica eccezione dell'Iran e dei suoi satelliti libanesi, siriani e yemeniti. Non fa nulla l'intera Asia confucianamente orientata verso se stessa.
Davanti a un simile carico di malvagità e indifferenza non è in discussione il diritto di esistere di Israele, è tutta l'Umanità che quel diritto sta perdendo giorno dopo giorno.
Non si tratta di un oscuro capo tribale africano o di un boss della droga colombiano, assassini che compiono stragi nel folto della giungla. A massacrare ieri 90 innocenti, per la metà donne e bambini, è stato il primo ministro di un paese che viene ritenuto civile e democratico, un paese su cui sono puntate le telecamere del mondo intero.
Netanyahu ha scelto il luogo e l'ora e ha deciso con quali armi colpire, lo ha fatto freddamente a tavolino e a strage compiuta davanti a una selva di microfoni ha motivato la sua decisione con la disinvoltura di chi sta parlando non di esseri umani ma di una colonia di insetti o di topi la cui vita non vale nulla.
E la strage di ieri è solo l'ultima ripetizione di ciò che sta accadendo quasi tutti i giorni da nove mesi, un piccolo episodio del genocidio programmato di un intero popolo che ad oggi conta 40.000 morti e almeno 100.000 tra feriti e persone annientate dalle malattie e dalla carestia intenzionalmente provocata dall'assedio.
E davanti a questo olocausto al contrario ognuno dice la sua ma nessuno fa nulla.
Non fa nulla la metà degli Israeliani che approva il genocidio mentre l'altra metà se ne duole e protesta non per i Palestinesi fatti a pezzi ma perché il massacro potrebbe nuocere a quelle poche dozzine di ostaggi ancora vivi. Non fanno nulla gli Stati Uniti che continuano a fornire le armi e i denari necessari per portare a termine il genocidio. Non fanno nulla gli altri paesi occidentali compreso il nostro che neppure si sognano di passare da una morbida deplorazione a qualcosa di più concreto. Non fanno nulla gli altri paesi arabi con l'unica eccezione dell'Iran e dei suoi satelliti libanesi, siriani e yemeniti. Non fa nulla l'intera Asia confucianamente orientata verso se stessa.
Davanti a un simile carico di malvagità e indifferenza non è in discussione il diritto di esistere di Israele, è tutta l'Umanità che quel diritto sta perdendo giorno dopo giorno.
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Ma si può (e si deve) parlare di STREMINIO, perché di quello si tratta.