Satira
19 Maggio - 7.561 visualizzazioni
Di Gio Decaprio
Che Giorgia Meloni, ormai sempre più Wanna Marchi, si venda l'estradizione di Forti, un senso (in malam partem ovviamente) ce l'ha. È pleonastico sottolineare che la Meloni fa la Meloni e approfitta di ogni occasione per rafforzare la sua immagine, come hanno fatto e farebbero tutti, dal PD ai grillini con la tragicomica macchietta di Bonafede travestito da agente penitenziario all'aeroporto di Ciampino. Ciò che invece è ormai sempre più evidente (diciamo più o meno dall'ultimo Sanremo...) è la diagnosi dello stato di completa dissociazione mentale di una bella fetta di italiani che stavolta plaude al risultato strepitoso di "aver riportato a casa" un tizio condannato per omicidio da una Corte dello Stato che noi consideriamo la culla della civiltà e lo sceriffo del mondo, come fosse un ostaggio dei terroristi liberato, un eroe tricolore. Non c'è bisogno di proseguire per evidenziare il corto circuito logico-giuridico di questo entusiasmo popolare. Il siparietto dell'aeroporto resterà nella storia dell'agonia di questo paese. Nulla in questa vicenda ha un senso: una classe politica intera, da destra a sinistra (con l'unica eccezione dei radicali ai quali ne va dato atto al di là di ogni altra considerazione), un popolo intero e la stampa, che urla "buttate la chiave" per i condannati dai Tribunali italiani, oggi si commuove per il "ritorno a casa" di uno che se fosse stato condannato qui sarebbe considerato un rifiuto sociale. Un intero popolo che ieri con la bava alla bocca invocava la forca per Ilaria Salis, rea di aver aggredito un manifestante (non certo della Croce Rossa...) e che invoca galere dumasiane a pane e acqua per tutti, dal ladro di galline all'omicida, ebbene questo popolo oggi si commuove per il "ritorno a casa" di un signore che lo Stato di cui siamo ciecamente fedeli maggiordomi, ha giudicato colpevole di omicidio. Tutto ciò avrebbe un senso se questa crociata popolare fosse iniziata all'epoca del processo a Forti. Se già allora lo Stato italiano, magari anche sostenuto dall'opinione pubblica, avesse mosso tutti i canali possibili per dimostrare l'innocenza di costui, o almeno di avviare, nel quadro del diritto internazionale, una sorta di revisione. Cosa che invece non è avvenuta. Ecco perché oggi quella sostanziale acquiescenza al giudicato penale americano sulla colpevolezza di Forti da parte dello Stato italiano e dell'opinione pubblica, rende ridicolo e drammaticamente illogico questo entusiasmo popolare per il rientro a casa come un eroe di costui. E, lasciatemi dire, rende addirittura offensivo per tutti i reclusi italiani, il piagnucoloso servizio dei tg di ieri che, con toni sconosciuti perfino a Edmondo De Amicis, hanno auspicato che presto Chico torni alla sua passione: il surf.
Che Giorgia Meloni, ormai sempre più Wanna Marchi, si venda l'estradizione di Forti, un senso (in malam partem ovviamente) ce l'ha. È pleonastico sottolineare che la Meloni fa la Meloni e approfitta di ogni occasione per rafforzare la sua immagine, come hanno fatto e farebbero tutti, dal PD ai grillini con la tragicomica macchietta di Bonafede travestito da agente penitenziario all'aeroporto di Ciampino. Ciò che invece è ormai sempre più evidente (diciamo più o meno dall'ultimo Sanremo...) è la diagnosi dello stato di completa dissociazione mentale di una bella fetta di italiani che stavolta plaude al risultato strepitoso di "aver riportato a casa" un tizio condannato per omicidio da una Corte dello Stato che noi consideriamo la culla della civiltà e lo sceriffo del mondo, come fosse un ostaggio dei terroristi liberato, un eroe tricolore. Non c'è bisogno di proseguire per evidenziare il corto circuito logico-giuridico di questo entusiasmo popolare. Il siparietto dell'aeroporto resterà nella storia dell'agonia di questo paese. Nulla in questa vicenda ha un senso: una classe politica intera, da destra a sinistra (con l'unica eccezione dei radicali ai quali ne va dato atto al di là di ogni altra considerazione), un popolo intero e la stampa, che urla "buttate la chiave" per i condannati dai Tribunali italiani, oggi si commuove per il "ritorno a casa" di uno che se fosse stato condannato qui sarebbe considerato un rifiuto sociale. Un intero popolo che ieri con la bava alla bocca invocava la forca per Ilaria Salis, rea di aver aggredito un manifestante (non certo della Croce Rossa...) e che invoca galere dumasiane a pane e acqua per tutti, dal ladro di galline all'omicida, ebbene questo popolo oggi si commuove per il "ritorno a casa" di un signore che lo Stato di cui siamo ciecamente fedeli maggiordomi, ha giudicato colpevole di omicidio. Tutto ciò avrebbe un senso se questa crociata popolare fosse iniziata all'epoca del processo a Forti. Se già allora lo Stato italiano, magari anche sostenuto dall'opinione pubblica, avesse mosso tutti i canali possibili per dimostrare l'innocenza di costui, o almeno di avviare, nel quadro del diritto internazionale, una sorta di revisione. Cosa che invece non è avvenuta. Ecco perché oggi quella sostanziale acquiescenza al giudicato penale americano sulla colpevolezza di Forti da parte dello Stato italiano e dell'opinione pubblica, rende ridicolo e drammaticamente illogico questo entusiasmo popolare per il rientro a casa come un eroe di costui. E, lasciatemi dire, rende addirittura offensivo per tutti i reclusi italiani, il piagnucoloso servizio dei tg di ieri che, con toni sconosciuti perfino a Edmondo De Amicis, hanno auspicato che presto Chico torni alla sua passione: il surf.
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Se t'interessa, la Bruzzone fa una disamina piuttosto convincente della vicenda