Satira
16 Aprile - 3.626 visualizzazioni
Ciò che rende grave quel gesto non è solo l'infrazione in sé — fumare dove è vietato — ma chi la commette. È il ministro della Giustizia. La figura che, più di ogni altra, dovrebbe incarnare il rispetto delle regole. Non per moralismo, ma per coerenza istituzionale. Se chi guida la giustizia ritiene le regole un fastidio secondario, il messaggio che passa è devastante.
È una dichiarazione simbolica: la legge vale per gli altri. È questa la vera cifra ideologica di certi governi — e, bisogna dirlo, di chi li vota senza chiedere conto. Una visione del potere come privilegio, non come responsabilità. Dove le regole sono strumenti per controllare, non principi da incarnare. Dove l'autorità non è legittimata dal buon esempio, ma imposta con arroganza.
Questa scena — un ministro che fuma dove non può — è lo specchio di un'idea di Stato in cui chi comanda si sente sciolto dalle regole comuni. E chi lo sostiene, spesso, lo fa perché spera che anche a lui, prima o poi, sia concesso lo stesso lusso: fregarsene.
È una dichiarazione simbolica: la legge vale per gli altri. È questa la vera cifra ideologica di certi governi — e, bisogna dirlo, di chi li vota senza chiedere conto. Una visione del potere come privilegio, non come responsabilità. Dove le regole sono strumenti per controllare, non principi da incarnare. Dove l'autorità non è legittimata dal buon esempio, ma imposta con arroganza.
Questa scena — un ministro che fuma dove non può — è lo specchio di un'idea di Stato in cui chi comanda si sente sciolto dalle regole comuni. E chi lo sostiene, spesso, lo fa perché spera che anche a lui, prima o poi, sia concesso lo stesso lusso: fregarsene.

È che il cartello era scritto in inglese